Di solito giro abbastanza alla larga da chi mi viene presentato come “esperto web e comunicazione”, nel senso che, al di là dell’educazione, mi muovo con prudenza. Oggi tutti sono esperti di web e comunicazione… tranne me, che mi pare troppo spesso di essere l’unico che sa di non sapere, mai abbastanza almeno, soprattutto in certi ambiti dove ognuno declama il suo sapere a voce alta (avete presente una sala stampa di ciclismo?)
Però so pure di sapere più di molti. Non è immodestia, ma un dato di fatto: basta vedere come la “massa” interpreta senza alcuna prudenza le notizie sui social per capire che c’è un problema di approccio a ciò che la rete sembra dare con facilità: le informazioni.
Spesso un metro di misura che utilizzo nella valutazione degli esperti è la quantificazione delle parole che sono un misto tra inglese e italiano non essendo né l’uno né l’altro. Mi rendo conto di perdere pure qualche occasione di conoscenza (alcuni di quelli che parlano questo italiano imbarbarito sono anche preparati nella loro materia), ma pazienza: ne guadagnano le mie orecchie.
Alessandra Ortenzi, coautrice (con Federica de Stefani) di
di web e comunicazione ne sa dire e pure bene. Per quello il suo libro me lo sono preso, tenuto fermo qualche giorno per motivi vari, e poi l’ho abbastanza divorato. È davvero interessante.
Un primo pregio inequivocabile di questo libro è il fare chiarezza e dissolvere la nebbia di definizioni che appaiono tanto logiche quanto senza limiti netti. E questo, spesso, crea fraintendimenti e false aspettative che, nel mondo digitale in continua evoluzione, possono portare a veri e propri errori di interpretazione.
Chiarito di cosa si parla, per poter individuare bene i concetti ed evitare fraintendimenti le autrici si addentrano nelle tecnologie a disposizione e anche negli aspetti legali del giornalismo digitale (Federica De Stefani è la parte “giuridica” del volume). Cosa significa fare giornalismo? Chi può farlo? E quali strumenti ci sono a disposizione?
Ecco, chi vuole iniziare a muoversi nel mondo del fare informazione può partire da qui. A dire il vero anche chi ci si muove già troverà sicuramente informazioni interessanti passando da questo libro.
Ancora di più: questo volume andrebbe letto anche da chi, nella vita quotidiana, utilizza uno smartphone anche solo per accedere ai social network da cui, in qualche modo, ricava comunque delle notizie.
La circolazione delle informazioni sulla rete è molto delicata proprio perché chiunque può dare un contributo oltre che leggere quelli di altri.
Anche scrivere di un qualcosa che è accaduto di cui siamo stati testimoni è ovviamente “fare informazione”. Ma che valore ha quella informazione? E le altre che leggiamo sono sufficientemente affidabili e rispondono ai requisiti tali per poterle considerare “notizie”?
“Web & Mobile Journalism” diventa non solo un modo per chi vuole, del giornalismo (o comunque della produzione di notizie) fare un lavoro, ma anche per chi voglia capire di più cosa ha di fronte nel momento in cui accede alla rete dal proprio cellulare o da un computer o tablet che sia e si ritrova letteralmente bombardato di informazioni da cui anche i giornalisti che si fregiano di questo titolo a volte fanno fatica a individuare il vero dal falso.
Poi ci sono tante informazioni pratiche anche dal punto di vista tecnico (gestire i social, consigli di scrittura SEO – che, personalmente, trovo sia la rovina della circolazione delle informazioni sulla rete, ma se usata con moderazione ha una sua utilità – usare i CMS e tanti consigli per app e strumenti indispensabili o anche solo comodi per lavorare in mobilità).
Insomma, si tratta di 19,00 euro che se vorrete, spenderete senza pentirvene. L’indice, qui sotto, vi dice cosa trovate nel libro: