Il freddo si è dato appuntamento col Natale. Finché non si è iniziato a parlare di Natale (sì, con tanto anticipo) a Varese faceva quasi caldo. Merito di un’estate lunghissima che ha dato una spinta all’autunno che ha dato una spinta all’inverno.
Ma poi eccolo qui il freddo, quello che fra scricchiolare di brina ghiacciata le foglie di mattina, quello che ci vogliono il cappello e i guanti per non essere condannati alle mani in tasca e con la testa a tartaruga.
Varese si è riempita di luci, come ogni anno. La novità, ai Giardini Estensi, è l’arrivo dello Studio Festi che aveva fatto la meraviglia della cerimonia d’apertura dei Mondiali di Ciclismo, a suo tempo e qui ha cercato di dare un’idea di grandezza e sfarzo che poco s’addice al Natale di Varese. Quello dei Giardini Estensi era una Natale affascinante e delicato. Luci sparse, figure lievi e musica di sottofondo che dovevi pensarci un attimo per sentirla, ma c’era e ti faceva stare bene appena varcato il portone imponente. Il confronto lo trovate in basso.
Quindi va così, sarà stato che mi aveva messo pure un po’ di cattivo umore il vin brulé annacquato servito in piazza Montegrappa. Mettere l’acqua nel Chianti è un crimine contro l’umanità. Maledetti.
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