Ripartire dalle Fiandre

“Il tempo dell’attesa sembra immobile e snervante. Comincia in inverno, quando i villaggi e le campagne fiamminghe fanno da scenario a poche comparse […]”

Iniziava, anzi inizia così il pezzo sulla “Ronde” che eravamo andati a fare Lorenzo Franzetti e io lassù, nelle Fiandre, quando la corsa era ancora lontana mesi e su quei muri c’era tanta neve ai bordi. In mezzo no, perché c’erano passati i trattori e alcune auto. Anche noi e qualcuno in bicicletta.
Lui con la penna, io con la macchina fotografica.
Faceva un freddo cane e ogni pub era buono per entrare dentro e fare domande. Per scaldarsi un po’. E poi trovavamo sempre qualche storia, perché il Giro delle Fiandre lì è il parente stretto con cui vivi tutti i giorni.

A volte lo incontravamo pure: in un locale c’era la tv dove andava la corsa dell’anno prima. Boonen imperversava e quando alla signorina dell’ufficio turistico di Oudenaarde dicemmo che avremmo intervistato anche lui diventarono rosse le guance per un’emozione transitiva. Ma saremmo andati a trovare anche Freddy Maertens, ne fotografai le dita nervose che si aggrovigliavano mentre ci raccontava episodi di corsa, non tutti da raccontare. Poi Ronnie Keisse al suo pub (è il padre di Iljo, gregario di Boonen e pistard di tutto rispetto) e parecchi altri.Fu un’esperienza intensa e, devo dire, con Lorenzo anche una bella scuola di giornalismo su strada.Il richiamo delle Fiandre sta tornando. E non solo per la Ronde. Ma questa è una storia che deve ancora succedere.

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