Quando entri in un ospedale ti accorgi che è il luogo più democratico del mondo. Non ci sono ricchi e poveri, nobili e plebei. Le facce diventano tutte uguali. Disperazioni e speranze che ci fanno piccoli e impotenti. Dignità spente. E vorremmo diventare fabbricanti di ali.
Occhi in trappola che vorrebbero volare. Occhi tristi: una volta volavano. Quelli di un amico che urlava e gioiva e ora non ha neppure il fiato per un ciao. Strozzato dalla malinconia della sua condizione. Ma mi guarda e allora dice di più. Di quando mi incitava ad essere meglio, di quando mi sopportava che ero peggio. E di quando rideva di pedalare assieme. E basta incrociarsi un attimo con gli occhi.
Occhi che vorrebbero vedere e vedranno ancora quei colori che possono ridare la vita. Senza toglierla più.
Un arcobaleno che passa per il colore di tutti gli occhi e poi fa un po’ male. Come quando si va via e ti manca di più.