Negli anni è stata: la mia prima bicicletta seria (dopo la Graziella), prima bicicletta da turismo con parafanghi e doppia moltiplica, con manubrio da corsa messo praticamente subito al posto di quello da passeggio. Poi bicicletta da cicoturismo leggero, con borse, poi senza borse, poi bicicletta da corsa, poi bicicletta invernale, da usare per fare la fissa e non rovinare quella bella. Ehm, era la bicicletta dei giorni di pioggia. È nata nel 1983. Mi ha portato al VELO CLUB AUDAX ROMA, quando papà si era stufato di starmi dietro tutti i giorni. Mi ha fatto conoscere persone come Alfiero Bardoni e Fulvio Lo Monaco, antico maestro.
C’è l’adesivo col mio nome, comprato a Porta Portese prima di andare a pranzo da nonna, a Trastevere, quello Canon, perché avevo la Yashica ma quell’altra era più figa. Poi quello di Nando Colopardi, meccanico di squadra che varrebbe un racconto.
Intanto le prime esperienze, pedalate da più di 200 chilometri in un giorno e i giri sul Raccordo Anulare di Roma quando non era ancora autostrada. Le mappe del Touring, consumate sempre di più negli angoli, ma con le preziose pendenze per capire quanti chilometri e quanta fatica.
Smontarla e rimontarla. La prima camera d’aria cambiata perdendo un sacco di tempo la sera di un 24 dicembre e non c’era verso di far tallonare la gomma, con i miei già pronti per la messa di mezzanotte. Quell’altra volta che, pensando di sistemare la serie sterzo, sparsi di pallini il salone (non c’erano le gabbiette a trattenerli).
Poi la vecchia Peugeot è finita nell’oblio, superata da altre biciclette, ma non dimenticata. Col tarlo di rimetterla a posto. E così è stato per un paio di volte.
Ma stavolta è rinata proprio. Grazie agli sforzi di Lorenzo Franzetti, papà Diego e la Bottega del Romeo che oltre che fucina di biciclette moderne, a Ispra, in un angolo di Lago Maggiore sono anche custodi di tradizione.
E sono riusciti proprio loro a trovarmi un cambio nuovo, d’epoca, identico al Simplex marchiato Peugeot che avevo io. Su questo c’è scritto Gipiemme ma è davvero identico. E nuovo.
Così come molte parti meccaniche che hanno pazientemente sostituito e, dove si poteva, recuperato.
Il resto è stato un gioco in casa, recuperando pezzi che avevo messo da parte negli anni.
Il risultato eccolo qui. Perché si torna a pedalare come a 17 anni. Con qualcosa sempre da scoprire.