Diana de Marsanich, un giorno: “Mi servono foto di donne in bicicletta, ma donne d’epoca”
Io: “Dici vecchie?”
Diana: “Ma no, scemo, belle, ma de L’Eroica“
Il servizio è nato così, con Diana, brava giornalista di Natural Style e collega di qualche scorribanda ciclistica. Incursioni che le hanno permesso di appassionarsi e scoprire che, cent’anni fa, una donna, tal Alfonsina Strada, si era addirittura imbucata al Giro d’Italia maschile perché quello femminile non c’era ancora (e pure oggi non è che ci sia tanto).
Diana ha fatto l’Eroica, salendo per la prima volta su una bicicletta d’epoca e io a farle da coach (dice lei. In realtà le avevo dato solo qualche dritta per arrivare viva al traguardo, mangiando il giusto). Roberto Lencioni come meccanico è stato una garanzia (e qui sì!)
Diana: “Voglio parlare delle donne della bicicletta, raccontare delle storie”.
Lei ha costruito l’articolo, poi mi ha chiesto per le foto.
Ecco, quella di Giada è pescata direttamente dall’archivio. Le altre le abbiamo realizzate in una giornata di sole caldo bolognese.
E qui ho imparato delle cose.
Ad esempio, che una giornalista di un giornale femminile Photoshop lo porta nella borsetta. Quella di Diana era… avete presente le mutande di Eta Beta? ogni tanto tirava fuori qualcosa: un elastico per capelli, trucchi per gli occhi, un po’ di gusto.
Poi bacchetta magica e timbro clone.
Sì, quelli sarebbero di Photoshop e post-produzione, ma lei li aveva in borsa come trucchi. Ad esempio ha un “coso” che se lo metti su un neo, un foruncolo o una macchia della pelle, fa sparire tutto come per magia. Rubando da un fioraio ha clonato i fiori per l’Ale Ortenzi più agreste che mai. Lo sguardo assassino, però, l’ha fatto a me. Ed è piaciuto a tutti.
Poi abbiamo fotografato due che veramente sanno di storia del ciclismo. Se le guardi dai cognomi ti tremano le ginocchia: Girardengo e Bartali. Roba da matti, sono proprio loro, discendenti dei giganti. Se le osservi negli occhi ti affascinano, ma poi ti fanno anche scassare dalle risate perché in mezzo a tanti aneddoti e racconti infilano simpatia a sorpresa.
Michela Mora Moretti Girardengo e Gioia Bartali non erano abituate a stare davanti a un obiettivo o, forse, Diana le metteva un po’ in soggezione con quel tono da art director un po’ patinata e milanese. Ci ha messi tutti in riga e noi, da bravi scolaretti, la prendevamo anche un po’ in giro alle spalle.
Il risultato, però, è quello che vedete, mica male, no?
Racconta belle storie di donne, di lavoro e di una campionessa.
Tanto lo so, avrete già visto tutto perché le fanciulle, qui, hanno spammato in lungo e in largo sui social. Ma alla fine ho comprato anche io la rivista e non potevo mancare, che con l’archiviazione sono sensibile.
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