Ercole Baldini, la sua bicicletta e un libro

Ho ritrovato questo libro su Ercole Baldini, scomparso qualche giorno fa. Un bel ricordo, perché me lo diede proprio lui, qualche anno fa, con tanto di dedica.
Che ci facevo a Forlì?
Ero andato, per conto del Museo del Ciclismo Madonna del Ghisallo, a recuperare la bicicletta del suo Record dell’Ora da mettere lì in esposizione.
“Ma sei sicura che ci possa andare io?” Chiesi a Carola Gentilini, direttrice del Museo, un po’ preoccupato di essere all’altezza di un trasporto così prezioso. Mi misi in strada con la sua benedizione, un po’ di preoccupazione e la Yaris diesel, destinazione: la casa del campione.

Impossibile sbagliare su quel viale. Alle brutte, pensavo, avrei chiesto. Lì Baldini è, era, un monumento nazionale.
La signora mi fece entrare e mi annunciò, lui mi venne incontro camminando piano. Chiacchierammo un po’, cercavo di non far vedere troppo l’emozione. Era molto lucido, qualche anno dopo lo avrei rivisto un po’ smarrito.
Mi parlò di quella bicicletta, prima di portarmi a vederla, per separarsene, mi condusse nel suo studio, una libreria di ricordi che non smetteva di arricchire.
“Ma lei ha scritto qualcosa” mi chiese (si era informato su di me!). “C’è quel libro su Campagnolo che non credo di avere ancora”
Aveva i libri tutti catalogati, come mi riprometto di fare anche io, su ben più misero archivio, guardò un elenco infinito e il mio, in effetti, non c’era. “Mi manca, può farmelo avere?”
Mi scolpii in testa quelle parole: la prima cosa che avrei fatto, una volta portata la bici, sarebbe stato farne mandare una copia dalla casa editrice. E non solo di quello, c’erano altri lavori che mi sarei onorato di fargli avere. 
Ne sarebbe stato così contento da chiamarmi personalmente per ringraziarmi, qualche tempo dopo.
Già, la sua bici, quella di un record pazzesco che fece al Vigorelli, a Milano, ancora dilettante. Era proprio un treno, anzi, un elettrotreno, gli attribuirono anche altri convogli sempre più veloci.

La sua bicicletta era custodita nella sala del museo che aveva allestito dietro casa. Quella Legnano verde ramarro aveva i segni del tempo e i tubolari con la gomma increspata dagli anni fino a mostrare le tele interne.
Se la guardò un po’, poi mi confidò il rammarico, seppure per il bene di un museo che stimava tanto. “È una bicicletta molto importante per me e qui non può mancare, ne ho già fatto fare una copia identica – mi disse – l’ho commissionata a un bravo telaista, i componenti si recuperano”. Ecco, andando via da lì mi venne in mente che un giorno ci sarebbe stata una bicicletta verde ramarro, spacciata per quella del record, ma ben più moderna. Forse pensai male. Ma nel mondo dei collezionisti a volte gira di tutto.

Un caffè in cucina prima di salutare, hanno aspettato a rientrare finché mi potevano vedere. Un signore d’altri tempi e una telefonata di lì a poco:

“Volevo farle gli auguri di Natale, mi chiamo Ercole Baldini”

Nel suo studio, dorante la nostra chiacchierata. Nessun imbarazzo davanti alla macchina fotografica. Era abituato.

Il racconto, le foto e i dettagli di quella bicicletta sarebbero usciti, poi, sul libro “Benedette Biciclette, la collezione del Museo Madonna del Ghisallo” (Bolis Edizioni, 2016).

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