Equo compenso

I prezzi dei computer aumentano. È il primo effetto della tassa sull’equo compenso messa, a quanto ho letto, dal ministro Bondi (ma propugnata anche da altre parti politiche eh, il mio non è un discorso di parte politica in questo caso).
Ora, per chi non sapesse com’è la questione, le cose stanno così in Italia. Chi acquista un supporto informatico (cd, dvd, disco fisso, penne usb, ma anche i computer e i dispositivi in grado di “memorizzare” digitalmente) è tenuto a pagare una tassa “x” per compensare l’uso fraudolento che probabilmente farà del supporto acquistato.
È considerato, quindi, un equo compenso per far recuperare alla Siae i soldi perduti per la pirateria. E non importa che tu sia onesto e i dvd li acquisti solo per salvarti le foto delle tue vacanze o per fare la famosa copia di backup (autorizzata) dei dvd regolarmente acquistati.
Insomma, è un po’ come quando a scuola la maestra ci puniva tutti quando il colpevole non si dichiarava.
Su forum e newsgroup su internet c’è parecchio ribollire di animi, potete verificarlo. Qualcuno ha lanciato un’idea interessante e un po’ fantasiosa: querelare la Siae per diffamazione, visto che dà per scontata la disonestà di chi compra.
Si è rivoltato il mondo insomma.
Ma probabilmente, in maniera più semplice, è un modo come un altro per far cassa in maniera rapida e veloce.
Ah, ovviamente, che non vi venga in mente di sentirvi meno pirati se copiate qualcosa illegalmente. Il reato esiste lo stesso. Ma io non ci sto capendo più niente.