Sì, carina e veritiera la cosa del giornalista scroccone. Ce ne sono davvero tanti e dal punto di vista dell’addetto stampa la situazione è davvero imbarazzante a volte. Perché deve fare buon viso a cattivo gioco anche quando ci sarebbe da rispondere male (giustamente) alla maleducazione. Ma poi prevale la ragion di stato e fa un sorriso. Stellette da appendere al petto.
Aggiungo, anzi, che spesso i giornalisti che si comportano peggio sono quelli che poi il pezzo lo scrivono scopiazzando dalla cartella stampa, perché durante l’eventuale presentazione/spiegazione erano distratti a fare altro, sgraffignavano un tramezzino, oppure erano fuori al telefono.
Però mi pare pure giusto rilanciare col decalogo dell’addetto stampa inutile. L’addetto stampa non può essere scroccone, la sua posizione non glielo permette. Onore a lui. Però può essere inutile e dare l’illusione di fare un buon lavoro. Ecco i principali difetti che ho trovato in addetti stampa vari mai tutti nello stesso, per fortuna e per ora – ma non mi illudo).
1. La quantità di comunicati stampa. Ok, ti pagano per produrre comunicati stampa, fare comunicazione. E spesso questo è quantificabile con la quantità di comunicati. Col risultato che i comunicati mandati per far numero sono vuoti di contenuti. Dopo averne lette le prime righe si scorrono veloci e si buttano via. Alla fine si buttano via anche quelli che seguono senza neppure aprirli. Tanto, capìta la solfa…
2. Contenuti inesistenti. Un’azienda fa prodotti nuovi con cadenza limitata, difficile inventarsi comunicati sempre nuovi. Sarebbe meglio non mandarne? No, perché il lavoro dell’addetto stampa è tenere attivo il canale e magari far parlare del prodotto anche dopo mesi che è uscito. Ma l’aria fritta dà fastidio a tutti. Soprattutto a chi scrive di professione. Meglio, caso mai, rimandare il comunicato della novità chiedendo, se ancora non lo si è fatto, di parlare di quel prodotto. Oppure mettendone in evidenza un altro aspetto per dare un suggerimento al giornalista pigro.
3. Comunicati inutili. Quantità e ridondanza fanno inutili certi comunicati. Ma anche contenuti non interessanti. Cosa vuoi che scriva sulla mia testata del tuo corridore che è arrivato nono comportandosi molto bene in gara o che la tua azienda ne è molto fiera. Dovrei fare come minimo altri sette articoli dedicati agli altri corridori.
3. bis – Comunicati sbagliati. Dai, qui un po’ lo fai apposta. Se scrivi che una manifestazione è andata benissimo quando è stata un flop quasi totale non stai facendo un favore al tuo cliente e a me cerchi di fare un dispetto. Se c’è stato un problema va detto. Anzi, il cliente ha l’occasione per smussarlo, per scusarsi, per trovare soluzioni e farsi volere bene nonostante tutto. Se il problema lo neghi o lo ignori, invece, lo fai odiare. E forse se lo merita pure.
Come si meritano di pubblicare una cosa sbagliata i giornalisti del copia-incolla senza accendere il cervello. Ma sì, forse fai bene così.
Ma non stai lavorando bene. Sappilo.
4. Comunicati lunghi. Parliamoci chiaro: chi scrive l’articolo, tu o io? Se mi mandi diecimila battute di comunicato stampa io me le devo leggere tutte per tirare fuori i punti importanti di quel che mi vuoi comunicare. Una volta tirati fuori mi scrivo il mio articolo. Mi stai facendo fare un lavoro in più e lo hai fatto pure tu. Meglio un comunicato asciutto che punti subito a cosa vuole “comunicare” e poi lasci l’estro dell’invenzione a chi deve scrivere. Sì, lo so che lo fai per quei giornalisti pigri che sai già che faranno il copia incolla firmandolo col loro nome. Ma allora mettimi almeno in neretto i punti importanti così evito di leggere le chiacchiere.
Poi puoi scrivere il testo direttamente nell’email senza altri file da aprire. Non mi interessa sapere che sai fare dei pdf favolosi o degli impaginati in word che neanche con Xpress. A meno che non ce ne sia necessità ovviamente. Ma soprattutto, pure se mandi il comunicato nell’allegato, pdf, doc o quel che credi, due righe di accompagnamento per convincermi ad aprirlo scrivile.
5. Le cose mi servono per ieri sera. Lo so, è un difetto di tutti i giornalisti. Pretendono subito una risposta e pure ben fatta. In redazione, a volte, ci si trova con buchi da chiudere in dieci minuti. Panico. E allora chiami quello che sai che ti risolve le cose al volo. Non quello che non ti risponde o, peggio, ti risponde con un: “te lo mando la prossima settimana perché – seguono scuse varie”. Lo so che non è facile fare le foto di tutto e di tutte le novità. Ma tieni pronti sempre degli argomenti da sparare al volo a richieste di questo tipo. Un po’ come l’argomento a piacere agli esami insomma.
Aggiornamento che non avrei voluto scrivere:
Se ti chiedo una cartella stampa, o delle informazioni su qualcosa, non mi rispondere mai “prendi da questo articolo”. MAI. Le notizie mi devono arrivare dall’azienda, caso mai sgridami se non ho telefonato, cercato. Ma le notizie mi devono arrivare dall’azienda o da te. Se mi dici di prendere da altro giornale tu che ci stai a fare?
6. Alta risoluzione, bassa risoluzione. Parliamo di foto. Hai presente le foto? Rappresentano la tua azienda e il prodotto che vuoi comunicare. Meglio sono e meglio è. Se le devo stampare su una rivista mi servono in alta risoluzione. Meno di 2000 pixel di base evita pure (e comunque sappi che a quella risoluzione non puoi pretendere una doppia pagina), il grafico che impagina me le tirerebbe dietro con un insulto. Hai presente i grafici? Sono la sala macchine di un giornale, senza di loro si fermerebbe tutto. Da loro dipende la qualità del giornale. Non gradiscono essere contraddetti con frasi del tipo “ma io a video lo vedo bene”: centrancazzo: il video è a 72 dpi, soprattutto quello del tuo netbook. E non vale neppure l’ipad retina e i nuovi dispositivi (anche se aiutano).
7. Comprati una macchina fotografica. Se mi serve una foto dell’ultima novità della tua azienda e non ci sono stati i tempi per organizzare col fotografo professionista, almeno fammi degli scatti decenti al volo. Uno smartphone moderno ormai è in grado di dare risultati anche molto buoni ma una macchina fotografica ha comunque dalla sua un controllo maggiore, attenzione a non trascurarla, anche se non si è fotografi provetti.
Un minimo di nozioni fotografiche conviene averle sempre: soggetto e dettagli sempre ben illuminati e a fuoco. Attenzione anche agli sfondi. La bicicletta col lenzuolo a fiori dietro non va bene. Nemmeno se è stirato.
In ogni caso, guardate cosa fanno gli altri. Non siate da meno nella qualità di quel che fornite.
Aggiornamento che non avrei mai creduto scrivere:
Fare le foto a uno schermo tv non vale come “ti invio una foto”. Ma diamine!
Capisco la disperazione di lavorare senza budget (dipende per chi poi), ma un bravo addetto stampa deve arrivare a crearsi una rete di contatti cui – alla disperata – chiedere un favore e anche un “mi regali una foto?”
Se è bravo e merita, non ci sarà fotografo che non lo aiuterà. Chiaro che non deve essere un tirare al ribasso perché a un certo punto il giochino si ferma.
Ecco, se mi arrivano foto prese fotografando la tv (ovviamente col cellulare, che altro?) il sospetto che mi viene è che, evidentemente, c’è qualcosa che non va nella gestione dei rapporti personali e di lavoro. Troppo cattivo? Forse il contrario anzi!
8. Telefonino con piano dati. Tutto e subito puoi farlo da ovunque. Ora, io non sono nessuno, ma se ti chiama la testata importante devi poter trasmettere subito quello che gli serve. Fa’ in modo di poterti collegare da ovunque. Risposte del tipo “appena torno in ufficio (mai dire a casa) ti mando tutto” rischiano di far perdere delle occasioni. Questo non vuol dire che l’addetto stampa debba scattare sull’attenti ad ogni telefonata. Ma in qualche caso può valer la pena fermarsi 5 minuti in autogrill e chiudere al volo.
9. Studia. Studia il prodotto o il servizio che vuoi promuovere. Se ti chiamo per avere delle informazioni probabilmente mi servono velocemente. Ti do tutto il tempo per informarti del prodotto… prima che io ti chiami. Sfruttalo.
Un addetto stampa può rispondere “mi devo informare” nel primo mese di lavoro (e sono generoso). Oltre no, rischia di passare per incompetente e poi non essere più cercato. Studia anche i mezzi di comunicazione che usi. Non basta saper scrivere un’email per fare l’addetto stampa. Usa dropbox, wetransfer o quello che ti pare, ma non mandarmi allegati da dieci mega. Meglio un link e, al massimo, una foto di piccole dimensioni tanto per farmi capire di che si parla.
10. Sono cattivo eh? No, ho solo un direttore che mi chiede cento cose all’ora e prima faccio e meglio è e magari mi concentro sui contenuti per non scrivere troppe fesserie. E cerco pure di essere comprensivo. In fondo, in questo decalogo, mi sono fermato a nove punti mentre tu ne hai trovati dieci. Tutto sommato non sono nemmeno vendicativo.